La più alta Corte francese ha confermato ieri la condanna contro Total per il disastro ambientale provocato alle coste della Bretagna dall'affondamento della nave Erika, il 12 dicembre 1999, mentre trasportava 30 mila tonnellate di petrolio.
Durante una tempesta l'imbarcazione si spezzò in due, naufragando al largo del golfo di Guascogna e inquinando una vastissima area di costa, circa 400 km. Le conseguenze dirette dell'incidente furono la morte di decine di migliaia di animali e disastrosi effetti sull'ecosistema, che quel tratto di costa sta pagando ancora oggi, dopo quasi tredici anni.
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La più alta Corte francese ha confermato ieri la condanna contro Total per il disastro ambientale provocato alle coste della Bretagna dall'affondamento della nave Erika, il 12 dicembre 1999, mentre trasportava 30 mila tonnellate di petrolio. Durante una tempesta l'imbarcazione si spezzò in due, naufragando al largo del golfo di Guascogna e inquinando una vastissima area di costa, circa 400 km. Le conseguenze dirette dell'incidente furono la morte di decine di migliaia di animali e disastrosi effetti sull'ecosistema, che quel tratto di costa sta pagando ancora oggi, dopo quasi tredici anni.
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La petroliera, di proprietà dell'armatore Giuseppe Savarese, era stata noleggiata dalla Total per 25 anni. Ma il colosso petrolifero, secondo l'accusa, non avrebbe mai adempito ai compiti di manutenzione."Dopo questa lunga battaglia, penso sia davvero un grande giorno per tutti i difensori dell'ambiente", ha dichiarato l'avvocato di parte civile Corinne Lepage, mentre per Jean-Pierre Mignard, altro avvocato civile "è una grande responsabilità questa che viene riconosciuta a tutte le compagnie petrolifere in generale, non solo alla Total. È una decisione che farà riflettere sul trasporto marittimo, un giudizio molto importante di cui siamo orgogliosi".La Corte di Cassazione di Parigi ha confermato, quindi, la sentenza del 2008 che riteneva Total penalmente responsabile della fuoriuscita. Gli avvocati di Total, invece, speravano di rovesciare il verdetto sulla base del fatto che Erika, di proprietà italiana, fosse tecnicamente appena fuori dalle acque francesi e battesse bandiere maltese nel momento dell'affondamento. Questo, secondo loro, limitava l'applicabilità della giurisprudenza francese.
Condannare Total avrebbe significato andare contro le convenzioni internazionali, secondo cui la responsabilità degli incidenti è dei proprietari delle navi piuttosto che delle compagnie che le noleggiano. Ma la richiesta di annullamento del procedimento per difetto di procedura è stato respinto e la Total è stata riconosciuta civilmente responsabile del disastro ecologico, per il quale dovrà pagare 375 mila euro di multa. Confermate le condanne anche agli imputati italiani, l'armatore Savarese, il gestore Pollara e la società Rina, che aveva rilasciato il certificato di navigazione.
Roberta Ragni
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