sabato 27 ottobre 2012

Concordia, 3 ex membri dell'equioaggio chiedono risarcimento di tre mln

Costa Crociere sarà citata in giudizio da tre ex componenti l'equipaggio della Concordia che chiedono un risarcimento del danno di tre milioni di euro, un milione ciascuno. I tre - il maitre Carmelo Onorini, lo chef Leonardo Colombo e il tecnico di macchina Raffaele Pasquale Monteleone, già costituiti parte civile a Grosseto - tramite i loro legali hanno spiegato che, dopo l'incidente del 13 gennaio 2012, "quando il personale di bordo era ancora in terapia psicologica per superare lo stato di depressione post-traumatica dell'affondamento della nave", la società "ha cercato di tacitare tutti i membri dell'equipaggio con il pagamento di una irrisoria cifra di circa 10.000 euro, a fronte di somme dovute che possono sfiorare il milione".
I legali provvederanno ora a chiedere la rescissione contrattuale dell'accordo, stipulato "nell'evidente bisogno, determinato in alcuni casi dalla precaria situazione psico-fisica ed in altri dalla necessità di ricevere pochi euro necessari a pagare il funerale della propria moglie". Quest'ultimo riferimento è a Colombo al quale, dopo il naufragio, è morta la moglie, da tempo ammalata. In sostanza, i legali dei tre ex marittimi ritengono che Costa abbia posto al personale il "vincolo di poter lavorare nella società per il futuro esclusivamente nel caso di firma dell'accordo". Secondo i tre ex marittimi, infine, "non è possibile che il comandante Schettino abbia fatto tutto da solo" e per questo chiedono alla magistratura di verificare le "concause del sinistro".

lunedì 22 ottobre 2012

Pirateria marittima: l’Italia deve adeguare impiego team sicurezza armata difesa navi commerciali

Il fenomeno della pirateria marittima è uno dei principali mali che colpisce il mare del Corno d’Africa e Oceano Indiano. In queste acque operano i ‘feroci’ pirati somali che minacciano la rotta che collega l’Asia all’Europa e lungo la quale ogni anno transitano almeno 40mila navi di diverse nazionalità di cui almeno 2mila sono italiane. Per difendere queste navi dai predoni del mare si è tentata la via militare. Dal 2008 sono state dispiegate, in quei mari, navi da guerra di diverse nazionalità per contrastare il fenomeno della pirateria marittima. I risultati sono stati poco proficui. Nell’estate del 2011 poi, è ‘esploso’ il ricorso ai team di sicurezza per la difesa armata delle navi dimostratosi un valido deterrente che associato al contrasto militare sta ora dando i suoi frutti. In Italia però, un problema è al centro di un forte dibattito politico e non solo. Il problema è quello di dover adeguare l’impiego dei team di sicurezza armati per difesa delle navi commerciali di bandiera. Attualmente questi team sono composti da soli militari attivi, marò del Reggimento San Marco. In meno di un anno i team di sicurezza armati, imbarcati a bordo delle navi mercantili di tutti quei Paesi che hanno deciso di adottarli per la loro difesa dagli attacchi dei pirati somali, sono riusciti la dove intere flotte di navi da guerra internazionali hanno finora fallito. Al solo vederli a bordo delle navi i pirati somali cambiano rotta in cerca di ‘prede’ più facili da catturare o meglio ‘indifese’. Un fatto questo, che ha portato, almeno al largo della Somalia, a far registrare un regredire del fenomeno fino a raggiungere quote ‘misere’ nella cattura di navi. Dalle 4-5 navi la settimana catturate in passato ora il numero si è ridotto ad una sola e anche a nessuna nave catturata. Un dato di fatto che ha dimostrato vincente il ricorso, da parte degli Armatori, ai team di sicurezza armati a bordo dei loro mercantili. Un fatto questo assodato e confermato dai risultati raggiunti. Però, la domanda che sorge spontanea è a quale prezzo? A causa del fenomeno della pirateria marittima nel corso degli ultimi tre anni sono stati infatti, non pochi i Paesi che hanno deciso di acconsentire ad imbarcare sulle navi mercantili di bandiera team di sicurezza armati per difenderle dai tentativi di abbordaggio e sequestro dei predoni del mare. Il problema di fondo per tutti è stato uno solo. I governi dei vari Paesi, tra cui l’Italia, hanno dovuto decidere se autorizzare o meno il ricorso a team di sicurezza armati e se affidare tale servizio ad una società di sicurezza privata o ai propri militari attivi. In Europa, il Belgio è stato il primo Paese a ricorrere a guardie armate a bordo. Nel maggio del 2009 i militari della marina belga sono stati autorizzati ad essere imbarcati sulle navi di bandiera ed è stato stabilito che gli Armatori avrebbero dovuto pagare per questo servizio. La stessa scelta è stata poi, seguita successivamente dalla Francia e appena un anno fa anche dall’Italia. Altri Paesi europei invece, come Spagna, Germania e Gran Bretagna hanno deciso di ricorrere ai ‘Security Contractor’. Si tratta di guardie private, in genere ex militari delle forze speciali dei vari eserciti del mondo, in particolare USA e Gran Bretagna, che lavorano per conto di un privato, una società di sicurezza. La Spagna ha voluto anche mettere dei paletti stabilendo che il servizio può essere fornito solo da società spagnole, registrate presso il ministero degli Interni e con particolari autorizzazioni. Un modo questo per evitare possibili eccessi o altro da parte dei privati che di certo, rispetto ai militari, devono sottostare a regole meno rigide. Di fatto si tratta di un modo per avere, anche se parzialmente, un controllo su questi team di sicurezza armati privati. Cosa che non è necessaria se i team sono composti da militari attivi che rispondono ad una gerarchia mentre, i privati a chi li paga ossia gli Armatori. Nel resto del mondo il ricorso ai team di sicurezza armati è stato adottato da tantissimi altri Paesi come Stati Uniti, Tanzania, Giappone, Sudafrica, India e tanti altri ancora. Quasi sempre sono stati preferiti i privati ai militari. Questo, molto probabilmente, perché alla base del rapporto che si stabilisce tra società di sicurezza-Armatore vi è un rapporto di lavoro tra soggetti privati e che non implica quindi, coinvolgimenti dello stato a cui appartengono le guardie armate, mentre non sarebbe lo stesso nel caso di militari attivi che di fatto sono funzionari dello stato che si troverebbero a lavorare per dei privati. Un coinvolgimento che invece, è successo quando si è verificato il tragico incidente del 15 febbraio scorso al largo delle coste meridionali dell’India. Un incidente che ha coinvolto, loro malgrado, dei soldati italiani. Militari della marina che erano imbarcati a bordo della petroliera italiana, Enrica Lexie della società armatrice F.lli D’Amato di Napoli. Questi uomini in divisa componevano il team di sicurezza armata imbarcato sulla nave italiana in virtù di una legge italiana, la 130 del 2011. I militari italiani sono stati coinvolti nella morte di due pescatori locali. I due sarebbero stati uccisi in mare dagli uomini del team di sicurezza perché scambiati per pirati somali. Un fatto, questo, non nuovo in quella parte del mondo dove sono in aumento, o per lo meno ora se ne denunciano di più, i casi di pescatori uccisi per errore in mare dal personale dei team di sicurezza, militare o privato, impegnati a protezione delle navi mercantili di quei Paesi che hanno deciso di difendere le loro navi quando sono in transito nelle acque infestate dai predoni del mare come Oceano Indiano e mare del Corno D’Africa. La vicenda in corso in India, dove due sottoufficiali della Marina Militare italiana sono trattenuti dalle autorità con l’accusa di omicidio, ha dimostrato la fondatezza dei timori, da sempre espressi, da chi riteneva la 130 del 2011 una legge fatta male e per questo motivo ritenevano meglio tenere fuori da tutto questo i militari italiani. Sono non pochi, in prima fila gli Armatori, quelli che ritengono sia meglio avere ‘Security Contractor’ anziché militari attivi a bordo delle navi commerciali di bandiera per difenderle dagli attacchi pirati. In Italia la vicenda indiana ha finito per alimentare se non inasprire questo dibattito e i militanti del questo ‘partito’ pro privati hanno trovato subito campo fertile per le loro motivazioni. In base alla legge 130 del 2011 le navi battenti il tricolore che devono recarsi nelle aree a rischio pirateria possono imbarcare a bordo militari della Marina italiana. A tal scopo, in base alla legge, sono stati istituiti i Nuclei Militari di Protezione, NMP, composti da fucilieri del Reggimento San Marco per offrire il servizio che è a pagamento. L’onere del costo per l’utilizzo i militari è infatti, a totale carico degli Armatori, e corrisponde a circa 3mila euro al giorno per un nucleo composto da sei marò. Il piano di impiego degli NMP è abbastanza articolato e leggendolo si evince che tra l’altro prevede anche che le navi scortate dai militari seguano rotte particolari in modo da evitare interferenze con la giurisdizione degli stati costieri. Inoltre, le regole di ingaggio che regolamentano l’attività di questi team si basano sul principio dell’autodifesa e sono perseguibili solo ai sensi del codice militare penale in tempo di guerra. Ed è stabilito anche, che non vi sarebbe stato alcun vincolo gerarchico nei confronti dei civili, né del comando della nave. Nel caso della nave Enrica Lexie, che ha portato l’Italia a ritrovarsi da 8 mesi con due suoi militari alla mercè delle autorità indiane dello stato federale del Kerala, quanto stabilito dalla legge 130 del 2011 è stato disatteso o meglio eluso. La vicenda indiana è infatti, figlia della inadeguatezza di questa legge. Anche se i militari non rispondono ne all’Armatore ne al comandante della nave che li imbarca, non possono interferire nella loro attività. Per cui quando l’ex comandante dell’Enrica Lexie, Umberto Vitelli, inspiegabilmente è stato esonerato dall’Armatore dal comando della nave dopo che questa è stata rilasciata dagli indiani, su ordine del suo Armatore ha fatto rotta verso le coste indiane ritornando nelle acque territoriali dell’India nessuno dei militari a bordo ha potuto impedire che ciò avvenisse. La legge non lo prevedeva. Ed ecco che dei civili di fatto, hanno deciso della sorte di militari. Secondo la Confederazione italiana armatori, Confitarma, il provvedimento era necessario per ‘difendere’ le navi italiane. Ogni anno nel mare del Corno D’Africa e nell’Oceano Indiano vi sono quasi 2mila transiti di navi battenti il tricolore o connessi a interessi nazionali. I transiti nel solo Golfo di Aden sono di circa 900 navi italiane l’anno. Purtroppo il problema di fondo è che la legge 130, una legge fortemente voluta da una parte del Parlamento, il Pdl ha presentato, nel corso degli anni, ben tre disegni di legge in merito, e dagli Armatori italiani, è nata incompleta e fatta male. Una legge italiana che ha coinvolto i militari della Marina in una dinamica di ‘sicurezza sussidiaria’ che è più adatta ad un privato che lavora per un altro privato. Come i fatti indiani hanno poi, dimostrato. Alla fine si è solo permesso agli Armatori italiani di ‘affittare’ i militari della marina per difendere i loro interessi e null’altro e i fatti indiani lo hanno dimostrato. L’idea di un privato che lavora per un altro privato è senza ombra di dubbio, sotto l’aspetto pratico, migliore in quanto in qualsiasi situazione mai coinvolgerà il Paese di appartenenza, ma resterà una questione tra privati. In verità anche in Italia l’idea originaria era poter ricorrere anche all’impiego di guardie armate private in operazioni di scorta ai mercantili italiani. Un’idea fatta propria da diversi politici e dagli Armatori italiani. Ed quando nel luglio del 2011 è giunto il via libera del governo Berlusconi e dall’allora ministro alla Difesa, Ignazio La Russa a poter imbarcare team di sicurezza armati a bordo delle navi mercantili italiane questi, potevano essere militari o personale privato armato. Successivamente però, per la mancanza di norme che consentano l’impiego di guardie private a bordo dei mercantili italiani, il loro imbarco, almeno armati, è stato rinviato lasciando il campo libero solo ai militari. In Italia in effetti, manca un decreto che riconosca la figura professionale del ‘Secutity Contractor’. Un provvedimento questo, che deve venire dal ministero dell’Interno e serve a regolarne l’attività. Al momento del varo, nell’ottobre del 2011, della difesa dagli attacchi pirati delle navi italiane con i militari attraverso gli NMP nessuno si è preoccupato dell’assenza di garanzie per i militari della marina ‘affittati’ agli Armatori e che si imbarcavano su una nave commerciale. Oggi invece, dopo che è scoppiata la vicenda dei due marò in India e i nodi sono venuti tutti al pettine evidenziando l’incompletezza della legge 130, tanto è vero che il Parlamento sta cercando di correre ai ripari cercando di mettere in atto un decreto per imbarcare personale armato privato munito però, di relative e comprovate pari capacità e competenze dei militari italiani, come la Spagna, tutti sembrano ora voler ‘sbarcare’ i militari dai mercantili di bandiera. Nessuno però, sembra preoccuparsi che i problemi si potrebbero ripresentare sotto altre forme. In Italia a sollecitare di adottare nuove norme in merito alla difesa delle navi dai pirati è nuovamente Confitarma che come sempre è ‘preoccupata’ per i suoi associati, gli Armatori. E’ stato il suo presidente, Paolo D’Amico intervenendo al convegno ‘Shipping and the law’ tenutosi a Napoli lo scorso 8 ottobre a ribadire la necessità di aprire anche ai privati nella difesa delle navi commerciali italiane dai pirati. D’Amico ha spiegato che i privati sono necessari in quanto i militari non possono rispondere a tutte le richieste degli Armatori. Una motivazione che non sembra rispecchiare ne risolvere il problema sorto. Sembra invece, come se si volesse ‘sbarcare’ i militari
per far posto ai privati. Infatti, nella scelta, l’Armatore potrebbe essere ‘tentato’ di scegliere i privati che di certo si mostrerebbero più ‘concedenti’. Eppure Confitarma nel luglio del 2011, alla vigilia del varo della L. 130 e dopo l’approvazione del decreto legge 12 luglio 2011, n. 107, esprimeva soddisfazione per le nuove misure decise dal governo Berlusconi per contrastare la pirateria marittima. Lo stesso D’ Amico affermava: “La difesa attiva delle nostre navi è diventata indispensabile per la salvaguardia dei nostri equipaggi. Siamo grati al governo e al ministro La Russa per aver compreso l’urgenza delle nostre richieste, peraltro condivise anche da tutti gli schieramenti politici in Parlamento….”. Nessuno, ne il governo ne i militari ne tantomeno gli Armatori, si preoccuparono allora se effettivamente il ricorso alla difesa armata delle navi commerciali era la scelta giusta. Forse era sufficiente per molti che si fosse aperta la porta a nuovi orizzonti poi, che quella militare o privata fosse l’opzione giusta o meno poco contava al momento. La sorpresa in tanti, soprattutto chi vi basava le sue ‘speranze’, la ebbero quando poi, il ricorso ai privati venne meno. E’ chiaro che la disponibilità data da subito dallo Stato Maggiore della Marina ad ‘affittare’ i propri militari agli Armatori, venendo a mancare il ricorso anche ai privati, si commuta in una colpa per loro. Gli alti papaveri della Marina Militare in questo modo, dando una soluzione al problema, hanno impedito che ci si ragionasse sopra e si capisse in tempo che i militari sono poco adatti a compiti del genere ed oggi forse, Massimiliano LaTorre e Salvatore Girone, i due marò, non si troverebbero nelle mani degli indiani rischiando di essere riconosciuti colpevoli del reato ascrittogli e forse essere condannati all’ergastolo o alla pena di morte.

Ferdinando Pelliccia

Italian shipwreck captain defends his actions in court

COSTA CONCORDIA
captain Francesco Schettino defended his actions at a pre-trial hearing on Thursday, recalling the terrifying night of a cruise ship tragedy that claimed 32 lives. Schettino went through "step by step the orders he had given in the moments before and after the crash and why he had given them," a participant at the closed-door hearing in Grosseto in central Italy told AFP.
The captain, widely attacked for apparently abandoning the cruise liner before the evacuation was complete, said he had given clear orders to the helmsman in the moments before the ship hit a reef, the participant said on condition of anonymity. The hearing was the latest in a series that began on Monday and will pave the way for a trial expected next year into the January 13 ship disaster, which happened with 4,229 people on board from dozens of countries.
Some survivors have attended the hearings and said they were still traumatised nine months after the crash near the Tuscan island of Giglio, which sparked a panicked night-time evacuation from the sinking cruise ship.
A total of 10 people are being investigated including Schettino and six other crew members, as well as three managers from ship owner Costa Crociere, which is part of the world's biggest cruise operator, US-based Carnival. Nobody has been formally charged with any crimes so far related to the disaster. Investigators have until January, a year after the
shipwreck, to press charges. The drama of the upcoming trial began to emerge this week, with a clear stand-off between Schettino and Costa Crociere over responsibilities.
"Many things were said today in Schettino's defence which frankly were not reliable,"
Costa Crociere's lawyer Marco De Luca said Thursday, adding that the captain was trying to blame others who had been with him on the bridge that night. "The navigation code, the procedural code, international organisations of every kind state the responsibility for every decision lies with the captain. "Offloading responsibility for the most delicate decisions and everything that followed onto his subordinates does not seem very honourable," he said.
One of the key questions to work out will be why the order to evacuate the ship was given such a long time after the crash -- a delay that investigators see as a potentially fatal factor in the tragedy. The hearings, held in a theatre to accommodate many attendees, had been expected to wrap up Thursday but will drag over into Friday, lawyers said.
The sessions have focused on a report by technical experts who analysed data recordings, orders given by the captain and phone conversations. A copy of the report obtained by AFP put much of the blame for the accident on Schettino, saying he had tried "an extremely risky manoeuvre". The report found that Schettino ordered a change in the ship's course to carry out a "salute" to Giglio -- a seafaring tradition in Italy -- and arrived on the bridge when the liner was only two nautical miles from the island. It said that fellow officers failed to warn the captain that the ship was too close to the shore and travelling too fast and that the helmsman mistakenly steered right instead of left moments before the impact.
After the liner hit the rock, tearing a massive gash in its hull, Schettino provided "false information" to the authorities about the situation on board and declared an emergency only after "considerable delay", the report said. It also said
Costa Crociere "after learning from the captain of the ship of the situation, did not put itself at the disposal of the relevant authorities". But Costa's lawyer De Luca said the hearings had shown his client had "very exhaustive ordinary and emergency management procedures." While Schettino's side of the conversation with Costa's fleet crisis coordinator was recorded, there is no record of the response he got. The experts also found Costa Crociere "could not have provided any technical assistance, considering the speed with which the ship flooded and ran aground".
The ghostly wreck of the liner is still beached on its side just a few dozen metres from the shore of Giglio island. Salvage crews are working flat out to stabilise and refloat the hulk by next year in an unprecedented operation. But the US company Titan tasked with removing the wreck in the biggest ever marine salvage project of its kind said there were major delays. "The initial timeline is going to be blown out of the water," Nick Sloane, Titan's senior salvage master, said at the site of the operation. The island's mayor Sergio Ortelli said Giglio "is suffering serious economic blows which could bring the whole community to its knees". The 290-metre (951-foot) Costa Concordia weighs in at 114,500 gross tonnes, making it the largest passenger shipwreck by tonnage in history.

sabato 20 ottobre 2012

Genova: 5 novembre convegno su formazione marittimi-

Nuove prospettive per la formazione dei marittimi. Il 5 novembre si terra', a Genova, a bordo della nave ''La Superba'' di Grandi Navi Veloci, il convegno nazionale, auspicato dal ministero dell'Istruzione in collaborazione con la Fondazione Accademia Italiana della Marina Mercantile di Genova e con il patrocinio della Regione Liguria, avente per oggetto sullla nuova strutturazione della formazione e dell'addestramento nautici a livello nazionale. Il nuovo assetto formativo mira a modernizzare gli istituti nautici italiani, aprendoli alle nuove tematiche della logistica e dei trasporti in generale, secondo i piu' aggiornati indirizzi raccomandati sia a livello comunitario che a livello internazionale. Al convegno interverranno Enrico Puija del ministero dei Trasporti, l'assessore regionale alla Formazione Pippo Rossetti, il direttore generale dell'Ufficio Scolastico della Liguria Giuliana Pupazzoni, e il vicepresidente di Confitarma Mario Mattioli: nel corso della mattina si delineeranno le coordinate di questa nuova realta' formativa, che ha uno sbocco naturale nei percorsi post-secondari, riconoscibili nella formula dell'Istituto Tecnico Superiore, capace di specializzare le figure del mondo marittimo e introdurle direttamente al mondo del lavoro. In questo settore l'Accademia della Marina Mercantile di Genova rappresenta l'esempio di riferimento, avendo diplomato oltre 500 tecnici superiori nel settore di coperta e di macchina. Il convegno si concludera' con un incontro con la delegazione proveniente dalla Turchia, costituita dal sottosegretario all'Istruzione Halis Yunus Ersoz, dal direttore generale del ministero dell'Istruzione di Ankara, e da alcuni dirigenti scolastici di istituti nautici, e da una rappresentanza dell'armamento turco. Ersoz e Ugolini firmeranno un accordo bilaterale per la cooperazione nella formazione tecnica e professionale in ambito marittimo, per il livello secondario e post-secondario.

giovedì 18 ottobre 2012

Gnv, esuberi in arrivo

Non c’è stato accordo tra GNV e sindacati nell’ultima riunione tenutasi nei giorni scorsi, così la compagnia genovese ha annunciato l’apertura della mobilità insieme alla vendita di due navi e al noleggio a scafo nudo alla Snav di altre due, portando così a sei il numero delle unità in flotta.
Ancora non è stato annunciato il numero degli esuberi. Stando a quanto scritto in una lettera che GNV ha inviato a maggio ai sindacati dovrebbero essere 350 o, nel caso di un rifiuto, una riduzione dello stipendio, arrivando a far risparmiare all’azienda cinque milioni di euro l’anno. «Il contratto nazionale dei marittimi – fa sapere Massimo Ercolani, coordinatore nazionale del settore marittimo di Filt-Cgil – è scaduto da oltre un anno, ma se non lo rinnovi e cominci a dare deroghe non esiste più». L’unica certezza al momento è che il terminal di Genova non sarà toccato.
I numeri verranno resi noti nei prossimi giorni, ma non ci saranno novità di rilievo visto che le strade percorribili, nonostante un aumento di capitale di 30 milioni di euro avvenuto ad agosto, restano la riduzione dei salari, la vendita/noleggio di navi o i tagli al personale. «C’è un problema di competitività – ha detto l’ad GNV Roberto Martinoli – la nostra proposta (quella contenuta nella lettera di maggio ndr) prevede un piccolo sacrificio di tanti per mantenere gli organici».
 

martedì 16 ottobre 2012

Too early to claim success in war on pirates’

The threat from Somalia-based pirates remains significant despite an apparent reduction in attacks in regional waters in the past year, according to Rear Admiral Oguz Karaman, the commanding officer of Combined Task Force (CTF) 151.
Speaking on board the CTF 151 flagship, the Turkish Navy frigate
TCG Gemlik, during a port visit to Muscat, Karaman said the drop in successful attacks by pirates this year could be attributed to a number of factors, both on sea and the Somali mainland. But he said the threat to shipping remains high, urging shipmasters to do all they could to help deter pirates.
"Naval forces cannot solely guarantee the safety of all ships at sea. The so-called war on pirates is not over, but CTF 151 is ready. It is too early to claim success in combating piracy," he said. "One of the unique aspects of CTF is that we work closely with independently deployed fleets like those of India and China and share intelligence. Also, it is
important to communicate with local fishermen to gain their trust and share information. It helps us get a clearer picture on what is going on." During the stopover from October 6-11, senior officers on board the
TCG Gemlik also had the opportunity to meet officials from the Royal Navy of Oman (RNO), and both sides have agreed to continue sharing vital maritime information. "I met the commander of RNO Rear Admiral Abdullah al Raisi and we have agreed on continuing to share information," said Karaman.

venerdì 5 ottobre 2012

Caso “Yesmen” diffamazione Blandina assolto

Genova - Chi sceglie i comandanti delle navi e in base a quali criteri? L’argomento spinosissimo è stato portato alla ribalta dal disastro del Giglio, ma non è nuovo anche se generalmente viene evitato. Tra i primi a sollevare la domanda fu, nel 2006, l’allora presidente del Collegio nazionale Capitani di lungo corso, Giorgio Blandina, che di fronte a un tragico scoppio su una chimichiera, rilevò sul periodico della categoria come l’armatore avesse appena sostituito lo staff manageriale negli uffici della compagnia (cui era affidata l’operatività delle navi) pur ammettendo di non sapere nulla del lavoro e della vita di bordo.
Di qui il dubbio che avesse promosso gli “yesmen”. La risposta fu una querela per diffamazione; ma il tribunale di Genova ha assolto sia il capitano Blandina, sia chi dirigeva il giornale Vita e Mare, Danilo Canaletti, perché secondo il giudice Alessandra Vignola «non è stata raggiunta la prova che il fatto costituisca reato

Nato Shipping Center: Piracy Update


During the reporting period of 26 September to 02 October 2012 there were no piracy related incidents in the High Risk Area (HRA). In the period we received one report of suspicious activity in the Southern Red Sea (SRS) Bab-al-Mandeb (BAM) and Gulf of Aden (GOA). Masters are still reminded to remain vigilant while transiting this area.
The Southwest Monsoon season is currently in transition. Improving weather conditions will likely allow pirates to operate further out from shore. Note that pirate activity can still take place during the monsoon season: during this time pirates are likely to operate closer to shore to avoid severe conditions further out at sea. Pirate Attack Groups (PAGs) will likely continue to focus their efforts in the Northern Arabian Sea (NAS), Gulf of Oman (GOO) as well as in the Gulf of Aden (GOA), Southern Red Sea (SRS), and coastal waters. Specific areas of suspected and known PAG locations can be found on our PAG map. PAG map is also available on the NSC website: http://www.shipping.nato.int/
Southern Red Sea (SRS)/Bab Al Mandeb (BAM)/Gulf of Aden (GOA)/Internationally Recommended Transit Corridor (IRTC)
During the past two months there have been continued reports concerning suspicious activity in the SRS, BAM and GOA. Due to weather conditions in the area, PAGs may move to operate in these less-exposed or coastal areas. Fishing activity is expected to continue in this area. Fishermen may carry small arms. Masters are reminded to remain vigilant in order to distinguish between fishing vessels and potential pirates. Arabian Sea (AS)/Greater Somali Basin (SB)/Gulf of Oman (GOO)/Mozambique Channel (MC) There have been no significant changes over the past week. Counter Piracy Guidance Update Masters are advised that the threat of piracy against merchant shipping is always present throughout the entire HRA and vessels are advised to ensure all necessary Self Protection Measures are implemented as recommended in BMP4. As per Section 5 of BMP4, early registration with MSCHOA before entering the HRA and regular reporting to UKMTO are highly recommended. Prudent and timely implementation of all recommended actions and ship hardening measures in BMP4 can make the critical difference of being approached, attacked, or pirated. NSC would like to remind masters that BMP4 highly recommends maintaining best possible vessel speed when transiting the HRA to deter pirate boardings. Successful disruptions by naval forces over the past few months, in conjunction with masters’ adherence and implementation of BMP4, have significantly reduced the pirates’ ability to capture vessels. Somali pirates have shown the ability to act far off the coast of Somalia and in darkness. Somali pirates are in search of vessels of opportunity, such as those who are not employing BMP4 recommended Ship Protection Measures.

Both dhows and whalers can be used as motherships. In the northern SB and AS the preferred motherships are local dhows, whereas in the southern SB, 8-metre whalers are preferred, weather permitting. Information and photographs regarding known pirate motherships are available at http://www.shipping.nato.int/pages/motherships2.aspx . If you have any information regarding pirate motherships please send it to us on info@shipping.nato.int There have been a number of incidents recently reported to Counter Piracy organisations in the HRA involving small craft approaches to merchant vessels. Although these incidents may appear to be piracy related, the majority actually are not and have been assessed as non-piracy related activity common to the pattern of life in the area. This can include fishing, small vessel trade, smuggling and other local traffic. Please note that, if we assess an approach or incident to be piracy, we will issue relevant warnings and alerts, keeping the merchant shipping community fully informed at all times. It has been observed that some Masters are choosing to phone their Company Security Officer (CSO) first in the event of a piracy incident. However, one of the fundamental requirements of BMP4 is that UKMTO is the primary point of contact for merchant vessels during piracy incidents in the HRA. This aims to avoid unnecessary delay and prevent inaccurate or incomplete information from reaching military commanders. CSOs should ensure their ships’ security plans reinforce the BMP4 recommendation that UKMTO be immediately telephoned at +971 50 55 23215 . UKMTO will then make it a priority to contact the CSO with any information received whilst ensuring the relevant information reaches the military commanders with the minimum of delay. Masters are also reminded that a large number of fishing vessels operate in the SRS, the BAM and up to 50 nm off the west coast of India. Fishing vessels may approach a merchant ship in order to maximise fishing opportunities or to safeguard fishing nets. Fishing off India is generally carried out using long lines by mechanized or single-hull boats which typically have outboard motors and carry 4-6 crew members. Masters are requested to ensure they distinguish between fishing vessels and potential pirates; fishermen may carry small arms. Sailing yachts should avoid transiting the HRA. With the end of the South West monsoon the weather and sea states in the Indian Ocean and the Southern Red Sea will become more conducive to pirate activity. Past activity has shown that pirates will also attack both large and small yachts passing their way. Despite the fact that attacks on merchant vessels appear to have decreased, the possibility of attacks and the successful pirating of sailing vessels remains likely due to their vulnerability and the reduction of revenue sources from merchant vessels. As noted above, if an incident occurs, Masters are to report immediately to UKMTO via telephone at +971 50 55 23215 and provide as much accurate information as possible. This will ensure the information is quickly provided to other ships in the area for their awareness and vigilance. If Masters are safely able to take pictures and/or video of the suspicious activity, please provide these via email to UKMTO at ukmto@eim.ae, to the NSC (NATO Shipping Centre) at info@shipping.nato.int and to the Maritime Security Centre Horn of Africa (MSCHOA) at postmaster@mschoa.org. This information will be used by Counter Piracy forces to combat piracy activity.

mercoledì 3 ottobre 2012

Genova. Un sito web per i marittimi, con la pubblicazione in tempo reale degli avvisi di chiamata e la possibilità di accedere online a tutta la modulistica necessaria all’imbarco. E’ questa la risposta dell’ufficio collocamento per rispondere al meglio alle esigenze dei marittimi, che tra concorrenza “al ribasso” e crisi economica, hanno sempre maggiori necessità di reperire un imbarco.
il nuovo portale di facile accesso per l’utenza marittima arriva insieme a un nuovo Regolamento interno dell’Ufficio Collocamento della Gente di Mare di Genova, espressione di trasparenza, efficienza, vicinanza alle esigenze dell’utente.
Il sito è in grado di fornire comunicazioni aggiornate e funzionali al lavoro marittimo, offrendo la presenza di più servizi in rete, nel rispetto delle vigenti normative in materia di privacy e sicurezza.
Di particolare rilevanza è la pubblicazione in tempo reale sul sito degli “Avvisi di chiamata” (ai fini dell’imbarco dei marittimi), di tutta la modulistica in uso e delle attività svolte dai singoli uffici, dei quali vengono forniti orari di apertura e relativi referenti